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pratali scrittore

TESTIMONIANZA DI VINCENZO MAROTTA

Pratali non è nato ieri come pittore, conta già un ventennio di lavoro. Egli è passato attraverso la sperimentazione e la ricerca dagli inizi annigoniani degli anni 70 alle deformazioni ed astazioni tra surrealismo e inventività pura dei primi anni 80, alle recenti ed attuali isole misteriose e surreali.

Il rapporto con Annigoni non è stato solo quello tra allievo e maestro ma anche di dialettica discussione e differenziazione sui problemi del linguaggio e dei temi dell’arte e soprattutto del modo di sentire e rendere il vero.

Un’amicizia durata per anni col reciproco affetto e rispetto, come testimoniano alcune lettere del maestro che il Pratali ancora conserva gelosamente.

Ciò che ha spinto Pratali a percorrere un cammino non certo facile né mai di piena soddisfazione è la sua consapevolezza d’essere pittore di un tempo e di una realtà problematica in continua trasformazione.

Le avanguardie contemporanee hanno reso terremotato il territorio dell’arte dove oggi non ci sono più né linguaggi né temi né mezzi che resistano: c’è da una parte una realtà in continuo divenire, c’è dall’altra una cultura che va perdendo sempre più il suo carattere di ferma verità e di universale comunicazione per presentarsi come avanguardia volta sempre a togliere ponti col passato e a ricominciare da capo.

Pratali sa tutto questo, vive interiormente la problematica del nostro tempo, sente l’angoscia dell’effimero e del precario e liricamente il suo animo s’innalza ai moti di più franca liberazione, seguendo le sue visioni profonde e misteriose, le sue isole di libertà le sue forme di valore universale, le sue immagini di assoluta inventività.

Le ultime opere del Pratali portano bensì un messaggio dove il sacro dell’arte e l’autentico della vita si trovano uniti assieme come speranza e anticipazione di una imanità liberata dalle sue tragedie e dai suoi tremori rsistenziali.

Inedito, 1990

VINCENZO MAROTTA




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