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TESTIMONIANZA DI LODOVICO GIERUT Caro Pratali. Guardavo pochi giorni fa il materiale inerente la tua attività pittorica che ormai scorre da vari anni, e rileggendogli scritto di Primo Conti e di Pietro Annigoni, mi è tornato in mente il periodo in cui ho avuto contatti culturali con questi due maestri del nostro Novecento, sempre generosi di consigli non soltanto nei confronti dei pittori e degli scultori, ma anche verso quella critica “giovane” alla quale appartenevo. Gli anni sono trascorsi ed oggi una delle cose che unisce te a me, è proprio il ricordo e il rispetto per queste due Figure, le quali hanno lasciato una notevole traccia nel mondo dell’arte: siamo cresciuti ambedue, siamo andati avanti tramite l’impegno costante che ci è stato insegnato, che come allora è pure oggi la direttiva da seguire senza titubanze ed incertezze. È in fondo l’unico mezzo per conquistare quella solidità culturale e artistica, la quale è alla base di ciascun lavoro, scritto o dipinto o scolpito che sia: sarà poi il tempo, critico inflessibile, a stilare il miglior resoconto sul nostro operato. Noto con piacere il tuo costante impegno coloristico nella tematica legata alla campagna toscana, con predilezione ai “tuoi”luoghi pisani. I muri antichi, talvolta scrostati dal tempo, sono gli elementi “vissuti” che rispetto sopra ogni cosa: c’è il “vecchio ovile”, c’è la Piazza Dei Miracoli (tema caro anche a Silvano Belcari facente parte anche lui delle amicizie e conoscenze comuni), ma pure Bocca d’Arno e altri ancora, così quadro dopo quadro, vedo ancora quei silenzi lunghi e quei luoghi della riflessione che riempiono ancora le pagine del tuo diario per immagini che hai curato coscienziosamente e con puntiglio. La figura dell’uomo, nonostante sia quasi assente, tuttavia insiste come presenza sottile e impalpabili entro i perimetri abitativi da lui stesso costruiti o frequentati, che tu con estremo amore e diligenza- evitando fronzoli e orpelli- annoti con la spatola impastando sapientemente colori su colori. Primavera, Estate, Autunno, Inverno: sulla tua tavolozza le stagioni cromatiche scandiscono il ritmo del tempo divenendo i ricordi migliori per ciascuno di noi, specchio di gioia, specchio di riflessione, specchio della burrasca o dell’alba. Viene talvolta da chiedersi del perché un pittore continui ad essere tale, nonostante che l’arte da parte di troppa gente non venga presa nella giusta considerazione: se il tempo della fretta e dell’indifferenza e della mancanza di poesia pare aver partita vinta su ogni cosa, tocca a tutti noi facenti parte per un verso o per l’altro del mondo artistico, dover dare costanti impulsi affinché la gente si accorga nuovamente della bellezza di un tramonto, della dolcezza di una collina argentata, d’un campo che esplode per il giallo del grano, del valore cioè delle piccole e grandi cose che il giorno contiene. Inedita, 1996 LODOVICO GIERUT
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