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pratali scrittore

TESTIMONIANZE DI SALVATORE AMODEI

Una certa libertà formale, fin quasi alla deformità, che rende ancora più autentico lo slancio nella realtà, contraddistingue l’attuale opera di Massimo Pratali, tutta immersa nella nostra quotidianità, così lacerata da ansie ed incertezze: un’opera che, dopo un inizio marcatamente figurativo, ricco di ascendenze tardo-espressionistiche, sembra oggi voler raccontare la “commedia umana”, la lacerazione di valori e sentimenti, attraverso la smorfia, la deformazione figurale, il grottesco.

Una produzione, quindi, quella di oggi, attraverso la quale Pratali si propone di richiamare l’attenzione dei visitatori non solo sui dipinti, ovvero, sull’irruenza della propria creatività, resa ancora più efficace dalla decisa audacia dei tagli e della intensità ( a tratti quasi impetuosa ) cromatica, ma anche soprattutto sui contenuti, sulla lapidarietà – diremmo – dello struggente problema esistenziale sostenuto. Basta, sembrano gridare le figure di Massimo Pratali, con certe trasgressioni, col senso del precario, dell’instabile, prima che sia troppo tardi! Siamo d’accordo con lui.

Inedito, 1986


Massimo Pratali propone un discorso incentrato essenzialmente sul paesaggio, alternando il pennello alla spatola ed ai blu i gialli o i verdi, senza però che i suoi lavori scadano in mere esercitazioni: anzi, oltre a dimostrare – tale varietà tecnica e cromatica – una maggiore abilità, rivela una maturità espressiva degna di considerazione. Massimo Pratali s’ispira, nel suo linguaggio figurativo, ad uno stile che sta a cavallo tra la tradizione pittorica ottocentesca toscana ed il macchiaiolismo vero e proprio. Da questa base, la sua arte si articola e si sviluppa attraverso moduli post-macchiaioli, fino ad assumere il tono di un racconto vivace, dai tagli finanche moderni, che non infastidiscono il senso unitario della visione, ma – al contrario – ne accentuano gli effetti, a tutto vantaggio del suo pittorico esprimersi. In altre parole, ci troviamo davanti ad un discorso personale di indubbia autonomia creativa, che non di rado trascende la realtà per inseguire e rappresentare fantasiose immagini paesaggistiche, con intenti innovativi, ma sempre in un rapporto perfetto e costante tra fantasia e realtà, immagine e prospettiva. Tutto, in Pratali, risulta limpido, comprensibile, affascinante, anche perché i colori, persino quando alcuni scorci vedutistici richiedono un cromatismo più intenso, risultano distribuiti con dolcezza e molto armonicamente regolati. Se a ciò si aggiungono la felicità creativa di cui Pratali da prova e, soprattutto, lo slancio che lo anima, è facile rendersi conto del perché dei favori del pubblico e della critica da un po’ di tempo a questa parte riservano all’opera di questo ancor giovane, ma già bravo abbastanza, pittore butese.


Inedito, febbraio 1980


SALVATORE AMODEI




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