biografia

una lettera

una pittura che conduce ad una conoscenza poetica del mondo

testimonianza di mario marzocchi

testimonianza di vincenzo marotta

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opere anni '60

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pratali scrittore

BIOGRAFIA

MASSIMO PRATALI  iniziò a dipingere giovanissimo, sotto la guida del maestro Amos Bernardini  (1911-1972). Nel 1968 fu uno dei promotori della contestazione giovanile. In quel periodo si dedicò, insieme ad altri giovani artisti alla realizzazione di manifesti e scenografie a tema civile. In quegli anni sperimentò in varie discipline stilistiche, in particolar modo si soffermò sull’espressionismo, sull’astrattismo e sulla creatività pura. Da non dimenticare i dipinti che il Pratali  esegui in quegli anni: Studio per un monumento, Anna Frank, Manifestazione,Primo Maggio, Perché la droga, Rivolta, Non hai mai visto un rivoluzionario?, Omaggio alla resistenza, Sessantotto.

Scriveva di lui Vincenzo Marotta: “[….]  egli è passato attraverso la sperimentazione e la ricerca degli inizi annigoniani alle deformazioni ed astrazioni tra surrealismo e inventivista pura” . In quegli anni il Pratali dette vita ad un lungo e fortunato ciclo pittorico, le ormai famose Isole Misteriose. Scrive Mario Marzocchi: “[…]  Massimo Pratali ci fa rivivere ore di ferro e di fuoco, imprigionati in isole misteriose sorvegliate da guardie strane e figure grottesche: ci propone tele audacemente impaginate, dove si affollano immagini incredibili, scene davvero drammatiche, forse con l’intenzione di insegnarci a vivere la vita affinché questo brutto mondo non ci rotoli addosso.” Negli anni 1970 viene costituito il Gruppo di pittura “La scuola di Buti” poi “Gruppo di Buti”, ne facevano parte i pittori: Frosoni, Guerrucci, Marroncini, Pratali, Scalpellini, Tognarelli.

È in questi anni che nasce la famosa “Rassegna d’Arte città di Buti” curata dal critico Nicola Miceli. Nell’anno 1985, nella IV Rassegna , il Pratali espone come “Gruppo di Buti” insieme ai pittori Poggiali e Tofani e allo scultore Pino Tamarro. In questa rassegna il
Pratali espone un ciclo di opere dedicate ai campi di sterminio e alle brutalità della vita, opere dal sapore  espressionista. In seguito il Pratali ed il Guerrucci si distaccarono dal “Gruppo di Buti”. In quel periodo il Pratali affronta dei tempi di forte incidenza sociale, quali le piaghe della droga e dell’aids; sono opere sconvolgenti, brutali, drammatiche. Ecco alcuni titoli: Aveva ancora un fiore tra le mani, Aids, Il figlio drogato, Guardati, Eri giovane e bella, perché?, Vergogna, Lotta al potere.

Parla di lui Nicola Miceli, curatore del suo primo catalogo stampato dalla Bandecchi e Vivaldi : “ E’ questo il caso dei  cicli tematici ispirati a problematiche di forte indicenza sociale, quali le piaghe della draoga e dell’aids in tempi recenti, i guasti se non gli orrori dell’imperialismo ( La tigre di carta, il gigante dai piedi d’argilla ) e il catalogo di deprivazioni indotte dalla società repressiva” negli anni della contestazione studentesca, che Pratali visse attivamente a Pisa uno dei centri cruciali del sessantotto; e da pittore trattò con generoso e certo anche venerabile puntiglio”. Nell’anno 1985 a Fiesole il pratali esegui dal vero il ritratto a grafite del maestro Primo Conti.

Nell’anno 1990 viene invitato dal gallerista Alfredo Macchi ad una mostra, “Presenze Pisane” , la ricerca di cinque pittori “Arte dell’immaginazione, espongono Bartalini, Gabriellini, Lapi, Pratali, Ricoveri. Fondamentali sono stati gli incontri con i maestri Pietro Annigoni, Primo Conti, Giasnni Dova, Beppe Serafini, Silvano Belcari e il noto gallerista Alfredo Macchi, dai quali ha avuto preziosi consigli che ancora gelosamente custodisce. Nell’anno 2002 nasce il “Gruppo Etruria, oltre la  macchia”, ne fanno parte: Casarosa, Pratali, Scarselli, Vincenti. È un gruppo basato principalmente a far conoscere la pittura toscana nel mondo.

Oggi la pittura del Pratali è basata esclusivamente sulla paesaggistica, tanto da essere definito dalla critica uno dei migliori paesaggisti della Toscana. Scrive Pietro Annigoni; “ Caro Pratali, vedo genialità e possibilità di sviluppo nei suoi paesaggi dove il vero è stato guardato direttamente senza schemi frapposti. Nel paesaggio è sulla buona strada, un progresso notevole che potrebbe diventare sostanzioso e importante si rileva una ricerca personale, diretta e sana, si evidenziano delle tonalità fini e succose, questa è la strada da seguire”. Si sono interessati a lui i seguenti critici: Salvatore Amodei, Pietro Annigoni, Silvano Belcari, Dino Carlesi, Riccardo Ferrucci, Lodovivo Gierut, Alfredo Macchi, Vincenzo Marotta, Mario Marzocchi, Nicola Miceli, Giulio Panzani. Da anni svolge l’attività di bibliotecario presso la Biblioteca Universitaria di Pisa e per questo ha uno stretto rapporto con storici, poeti e scrittori.

È studioso di tradizioni popolari e storia del territorio pisano. Ha scritto una ventina di libri, saggi e critiche poetiche, alcuni libri più importanti sono: ‘N quer di Buti, storie fatti e leggende di un paese toscano, scritto in vernacolo butese ed edito dalla Bandecchi e Vivaldi di Pontedra nel 1999, Piavola 23 luglio 1944 , cronaca di una strage edito dalla biblioteca “Franco Segantini” nel 2002, La Resistenza nella letteratura e nell’arte del 2003. Sul suo lavoro letterario hanno scritto: Silvano Burgalassi, Michele Feo, Fabrizio Franceschini, Massimo Ghiara, Rodolfo Bernardini, Benozzo Gianetti, Gianfranco Raspolli Galletti, Antonio Tabucchi, Luciano Zaccagnini. Ha conseguito numerosi premi e onorificenze. È accademico d’onore dell’Accademia del Fiorino, di Arti, Letteratura, Scienze, Lavoro e Settacolo di Prato; accademico gentilizio dell’Accademia  Internazionale il Marzocco di Araldica, Lettere, Arti di Firenze; accademico dell’Accademia dei Di oscuri di Roma. Ha tenuto personali e partecipato a rassegne d’arte in Italia e all’estero, più volte premiato e segnalato dalla critica. Nell’anno 2002 ha vinto il primo premio per la letteratura e prosa Città di Pisa, Circoscrizione n.3 con il racconto Alle radici della cultura popolare. Il ricordo dei maggi.  




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